Il DDL Concorrenza potrebbe e dovrebbe essere il veicolo per correggere l’attuale quadro normativo, alla luce dell’archiviazione della procedura europea contro l’Italia, della richiesta dell’AGCM di maggiore omogeneità a livello nazionale e delle rilevanti asimmetrie che ancora permangono fra il nostro Paese e gli altri Stati europei in merito alla normativa sull’assegnazione delle grandi concessioni idroelettriche.
Non c’è un effettivo problema di concorrenza da tutelare, come dimostra l’archiviazione che è stata motivata proprio dal fatto che gli investimenti nel settore sono in stallo da oltre 15 anni e che la Commissione prevede lo siano fino al 2050.
Elettricità Futura e Utilitalia auspicavano dal Governo una proposta volta a ridurre l’evidente sperequazione e ad affermare un principio di reciprocità a livello europeo, una priorità assoluta su un tema fondamentale come l’energia.
Si attendevano inoltre interventi finalizzati a garantire la tutela degli impianti idroelettrici, asset cruciali e strategici per il sistema energetico e la transizione ecologica, per i quali occorre la promozione immediata degli investimenti.
Il comparto idroelettrico ricopre infatti un ruolo insostituibile anche per la sua capacità di garantire la sicurezza e la stabilità del sistema elettrico, bilanciando le fonti rinnovabili non programmabili, che in futuro assumeranno sempre più peso, e per il suo ruolo fondamentale nel Piano di rialimentazione e riaccensione del sistema elettrico nazionale in caso di black out.
Il Disegno di legge, invece, prevedendo un’accelerazione dell’attuale impianto normativo, che pure ha già mostrato i suoi limiti (per il prevalere di interessi locali e settoriali su quelli generali e nazionali) con svariate leggi regionali e provinciali impugnate dal Governo, allontana il nostro Paese dal target del Green Deal.
L’Italia è l’unico Stato membro ad aver preso l’impegno, nel PNRR, di introdurre procedure competitive per l’assegnazione delle concessioni idroelettriche aumentando il rischio di asimmetrie a danno degli operatori nazionali.
Questa impostazione del DDL genera, da un lato, incertezza sul futuro dell’idroelettrico, rendendo probabile un’ulteriore esplosione di contenziosi di lunga durata e il blocco di ogni investimento; dall’altro induce ad una penalizzazione delle eccellenze nazionali (gestionali, manifatturiere) a favore di potenziali soggetti esteri che, supportati dai propri governi, potrebbero avere vantaggi nell’entrare nel mercato italiano.
Tutto ciò non determinerebbe i desiderati benefici per la collettività e costituirebbe invece un forte rischio in termini di sicurezza e tutela dei territori interessati. I pluridecennali rapporti tra gli attuali gestori italiani ed il territorio non sarebbero garantiti con l’ingresso di investitori stranieri, che avrebbero solo un primario interesse di ritorno economico, prolungando lo stallo del settore in essere già dal 2010.
L’attuale DDL Concorrenza avrebbe peraltro un effetto distorsivo proprio verso la concorrenza, mancando il presupposto minimo del level playing field.
Ma non è troppo tardi. Rendendosi disponibili a un confronto il più ampio possibile con Governo, Parlamento, Regioni e Province autonome, le Associazioni auspicano che nell’esame parlamentare del DDL Concorrenza sia ancora possibile rendere il testo normativo coerente con il ruolo preminente che il comparto idroelettrico dovrà assumere per realizzare le strategie di decarbonizzazione e di sicurezza energetica del Paese.