Roma, 6 agosto 2022. Le imprese del settore elettrico rappresentate da Elettricità Futura chiedono al Governo di rivedere alcune misure del Decreto Aiuti Bis di prossima emanazione e di aprire un tavolo di confronto per trovare una soluzione costruttiva per il Paese.
Siamo consapevoli che la situazione è molto critica per imprese e famiglie, ma le misure devono guardare anche al medio/lungo periodo. Non è colpendo le imprese energetiche, impegnate nella transizione ecologica, che usciremo dall’emergenza.
Queste misure calate dall’alto e totalmente prive di una concertazione con i settori direttamente coinvolti non solo non considerano i possibili impatti profondamente negativi sulle imprese - e su tutto il sistema Paese - ma rischiano di bloccare gli investimenti necessari ad uscire dalla crisi.
Il Decreto prevede:
- L’estensione del periodo di applicazione dell’art. 15bis del DL 4/2022, c.d. extraprofitti rinnovabili, una misura che certamente andrà ad impattare ulteriormente sulle prospettive di crescita del settore. Sebbene il Governo affermi che le rinnovabili sono la soluzione strutturale alla duplice emergenza climatica ed energetica, tale norma ne limita, in realtà, lo sviluppo.
- La prospettata sospensione delle clausole di salvaguardia, pacificamente sottoscritte dalle parti, che permettono alle aziende elettriche in casi di eccessiva onerosità di modificare le condizioni contrattuali o risolvere i contratti, comporterà un elevato rischio di fallimento per diversi operatori, il cui costo andrà a gravare su tutto il sistema.
Le imprese si troveranno in gravissima difficoltà perché, bloccando la possibilità di modificare i contratti di fornitura di energia elettrica e gas, anche quando vi sia una clausola che lo prevede, non potranno far fronte all’aumento fino a 10 volte del prezzo del gas, rispetto a quando i contratti erano stati sottoscritti.
L’emergenza innescata dalla crisi del gas è accentuata peraltro anche dalla siccità. Pensiamo ad esempio all’idroelettrico, che ha già visto dimezzarsi la produzione, o al termoelettrico (che necessita dell’acqua per i sistemi di raffreddamento), quest’ultimo rischia di ridurre fino a un terzo la produzione di energia.