Roma 03.04.2020 In un momento molto critico e senza precedenti per la storia del nostro Paese in cui tutte le Istituzioni stanno attentamente riflettendo sugli effetti per la nostra economia e sulle conseguenti azioni di tutela e di rilancio dei settori, registriamo viceversa un’ingiustificata “accelerazione” di alcune Regioni, in qualche caso in totale assenza di procedure di consultazione, nel dare attuazione alle norme che disciplinano la riassegnazione delle concessioni idroelettriche (ai sensi del cd. DL Semplificazioni, convertito nella L. 12/2019), nonostante non siano previsti poteri di surroga nell’immediato.
La nuova normativa, nazionale e regionale, presenta diversi profili di illegittimità ed è idonea a creare incertezze sugli investimenti futuri, in un momento in cui il sistema economico sembra invece dover fare affidamento proprio sulla capacità di continuare ad investire su asset strategici per la crescita nazionale e la decarbonizzazione del sistema elettrico. La “regionalizzazione” della competenza in materia prevista dal “DL Semplificazioni” rischia di non assicurare l’omogeneità del quadro normativo e l’uniformità di applicazione a livello nazionale, consentendo prevedibili implementazioni differenziate e discriminatorie su base regionale.
Posto il ruolo strategico dell’idroelettrico per il settore energetico, peraltro confermato anche dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) nel raggiungimento dei target energetici al 2030, esprimiamo grande preoccupazione per una visione “localistica” che toglie allo Stato ogni competenza in una materia delicatissima come l’energia idroelettrica, per di più in assenza di armonizzazione dei regimi idroelettrici in ambito europeo. Mentre nessun altro stato europeo ha emanato normative analoghe a quella italiana, il nostro Paese, pur di chiudere il procedimento di infrazione avviato contro la stessa, rischia di alterare a proprio svantaggio l’importante equilibrio che deve reggere le scelte dei Paesi dell’Unione Europea.
L’entrata in vigore delle norme regionali comporterà una serie di oneri economici e procedimentali difficilmente sostenibili per i concessionari delle grandi derivazioni idroelettriche già in condizioni di normalità e che, al pari degli altri operatori elettrici, stanno invece oggi nell’emergenza compiendo enormi sforzi per garantire l’erogazione di un servizio fondamentale per il Paese, dagli ospedali alle imprese della filiera alimentare, fino ai cittadini nelle loro case.
Riteniamo dunque necessario che, già nell’iter di conversione del DL Cura Italia, il Governo introduca una proroga di almeno un anno dei termini dati alle Regioni per l’emanazione di tali norme e una generale moratoria nell’applicazione delle leggi regionali già approvate o di prossima approvazione, auspicando che questa normativa venga rivista ed ordinata più che in una logica di appropriazione locale delle risorse produttive, nel quadro di una seria ripresa degli investimenti per favorire una crescita di medio e lungo periodo, idonea a superare i rallentamenti economici del momento.
Per utilizzare al meglio questo periodo sarebbe inoltre essenziale l’apertura di un tavolo di confronto con le Istituzioni coinvolte e tutti gli operatori del settore, con l’obiettivo di definire un quadro omogeneo a livello nazionale, sia in relazione a modelli e procedure di riassegnazione che agli oneri associati alla gestione degli impianti, anche in revisione delle norme introdotte.
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