In questa seconda parte dell’intervista realizzata da Sergio Matalucci con Agostino Re Rebaudengo, Presidente Elettricità Futura, pv magazine chiede l’opinione dell’Associazione di categoria sull’agrivoltaico. A che punto siamo? Dove stiamo andando? Di che modifiche abbiamo bisogno?
pv magazine: Un altro tema importante nel fotovoltaico al momento è chiaramente l’agrivoltaico. Potete sintetizzare la vostra posizione?
Agostino Re Rebaudengo: Secondo Elettricità Futura, l’agrivoltaico rappresenta una soluzione progettuale che valorizza la sinergia tra la produzione energetica ed agricola. La regolazione sull’agrivoltaico è ancora frammentata e poco chiara, viene definito o richiamato in numerose disposizioni emanate da diversi livelli di governance (diverse leggi nazionali e regionali, alcune già pubblicate altre in corso di emanazione), e in normative tecniche (GSE, CEI, UNI). Queste varie disposizioni non sono sempre coordinate tra loro e pongono diversi dubbi di natura interpretativa, causando ritardi negli iter autorizzativi il cui esito, troppo spesso, dipende dall’orientamento dall’Ente chiamato ad esprimersi.
Ci sono modi per sveltire il tutto?
Per superare queste criticità e sviluppare efficacemente l’agrivoltaico, riteniamo sia indispensabile considerare alcuni aspetti. Occorre promuovere il ruolo degli operatori energetici nello sviluppo e nella gestione dei sistemi agrivoltaici, due attività che richiedono un elevato know-how tecnico inerente sia alla tecnologia e alla progettazione impiantistica, sia alla produzione e gestione dell’energia elettrica. Inoltre, gli operatori energetici hanno la capacità economico-finanziaria necessaria ad avviare gli importanti investimenti che richiede l’agrivoltaico, una tecnologia capital intensive come tutti i progetti rinnovabili.
Molte disposizioni invece – tra queste il decreto incentivi PNRR appena approvato e di cui si attende il testo finale – prevedono che siano titolati all’installazione degli impianti esclusivamente imprenditori agricoli o società a partecipazione congiunta con i produttori di energia elettrica alle quali è conferita l’azienda o il ramo di azienda da parte degli stessi imprenditori agricoli ai quali è riservata l’attività di gestione imprenditoriale. Questo approccio può essere comprensibile per le misure del PNRR che prevedono contributi statali volti a migliorare la sostenibilità del settore agricolo, ma non è un approccio che si può applicare a iniziative di libero mercato.
Altri aspetti da considerare in questo segmento?
Un ulteriore aspetto di grande rilievo è quello dei criteri per qualificare gli impianti agrivoltaici. La regolazione dell’agrivoltaico dovrebbe richiamare parametri chiari, flessibili e non predeterminati rigidamente, per tenere conto del carattere sperimentale della tecnologia. Dovrebbero essere promosse soluzioni che diano la possibilità di coltivare e allevare non solo tra le fila dei moduli ma anche al di sotto di essi, soprattutto nel caso di moduli fotovoltaici montati su sistemi ad inseguimento del sole, senza eccessivi vincoli predeterminati ad esempio sulle altezze dei moduli dal suolo. Il quadro normativo che si sta consolidando – ad esempio con la disciplina delle aree idonee – sembra promuovere pressoché unicamente il cosiddetto agrivoltaico elevato (secondo le Linee Guida ministeriali quello con moduli ad altezza superiore ai 2,10m).
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