Condividiamo l'intervista realizzata da Giuliano Zulin ad Agostino Re Rebaudengo, Presidente Elettricità Futura, pubblicata su GEA Agency.
“Il cambiamento climatico non è qualcosa che ormai qualcuno può mettere in dubbio. L’accelerazione è molto più veloce di quanto si pensasse, l’unica opportunità per restare nel +1,5 gradi è accelerare sulle rinnovabili”. Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura, aveva parlato così durante l’assemblea annuale dell’associazione a Roma qualche settimana fa.
Presidente Re Rebaudengo, le rinnovabili possono garantire l’autonomia energetica dell’Europa?
“L’Europa ha indicato già da anni la traiettoria della decarbonizzazione come percorso per risolvere l’emergenza del cambiamento climatico e per aumentare la competitività industriale. Lo ha fatto prima con il Pacchetto 20-20-20, poi con il Green Deal, con il Fit for 55 e adesso con il REPowerEU, che accelera la transizione energetica e aumenta gli obiettivi rinnovabili al 2030 per guadagnare indipendenza, una priorità resa ancora più urgente dopo lo scoppio della guerra della Russia contro l’Ucraina, e confermata dalla nuova guerra in Medio Oriente. Le energie rinnovabili hanno già dimostrato di poter dare un importante contributo all’autonomia energetica e alla sicurezza economica dell’Europa, e anche dell’Italia. Irena ha sottolineato che grazie allo sviluppo delle energie rinnovabili avvenuto negli ultimi 20 anni, l’Europa ha risparmiato circa 180 miliardi in un solo anno, il 2022, grazie al minor ricorso ai combustibili fossili per l’approvvigionamento del settore elettrico”.
E l’Italia?
“Nel 2022 ha risparmiato 25 miliardi grazie alle rinnovabili, che attualmente rappresentano ancora soltanto il 43% dell’elettricità. Portare le rinnovabili all’84% del mix elettrico, come prevede il Piano elettrico 2030 elaborato da Elettricità Futura in coerenza con il REPowerEU, significa davvero aumentare la sicurezza energetica e rafforzare l’economia dell’Italia. Per centrare il target 84% elettricità rinnovabile e creare oltre 360 miliardi di euro di benefici economici e 540.000 nuovi posti di lavoro in Italia, occorrono 143 GW di potenza rinnovabile installata e 80 GWh di accumuli di grande taglia entro il 2030, e bisogna anche rendere strutturale il meccanismo della capacità e sviluppare la rete elettrica. E per arrivare a 143 GW installati, dobbiamo realizzare 12 GW di nuova potenza rinnovabile all’anno in Italia. Quindi, nel periodo 2024-2030 dobbiamo installare almeno 84 GW, di cui 56 GW di fotovoltaico, 26 GW di eolico e 2 GW di idroelettrico, bioenergie e geotermico”.
Idrogeno e nucleare. Quanto sono concrete queste due opzioni? Quanto sono compatibili con le rinnovabili?
“L’Italia ha stabilito dei chiari obiettivi di decarbonizzazione, in coerenza con i target fissati a livello europeo, che devono essere raggiunti entro il 2030 attraverso un percorso che consenta di rispettare le tempistiche, minimizzare i costi e massimizzare i benefici economici, occupazionali, ambientali. Certamente, raggiungere il target di decarbonizzazione al 2030 richiede un ventaglio di soluzioni energetiche, non c’è un’unica tecnologia che risolverà tutto. Significa che adesso dobbiamo (e ci conviene) spingere al massimo le tecnologie più mature e competitive, ovvero le rinnovabili. In parallelo, investiamo nella ricerca e nello sviluppo delle soluzioni più innovative, che potremo impiegare, negli ambiti più opportuni, quando saranno pronte ad essere implementate a prezzi sostenibili e competitivi”.
La transizione necessita di maxi investimenti nelle reti, negli stoccaggi di energia rinnovabile e nell’adeguamento del sistema produttivo alle nuove fonti energetiche. C’è il rischio che qualche industria, magari energivora, non riesca a arrivare al traguardo del 2030 e poi del net zero?
“Nel settore elettrico, le imprese italiane sono pronte a investire oltre 300 miliardi di euro per raggiungere il target 2030. La transizione energetica è una vera e propria rivoluzione e da imprenditore sono convinto che la lungimiranza, la capacità di visione e i valori d’Impresa siano fattori determinanti per compiere scelte strategiche, gestire i cambiamenti e trasformarli in opportunità di crescita e innovazione industriale. Non so prevedere con esattezza se qualche industria corra o meno il rischio di non arrivare in tempo a raggiungere il traguardo. Con certezza, invece, posso dire che abbiamo esempi concreti a livello nazionale di come sia possibile attuare la riconversione sostenibile delle industrie, anche le energivore. Abbiamo l’esempio dell’italiana Duferco: ha di recente inaugurato il primo e il più grande impianto di acciaio laminato in Europa alimentato al 100% da energia rinnovabile che dà lavoro a oltre 150 persone. È grazie al know-how sviluppato in una attività decennale che è stato possibile realizzare questo impianto e ottimizzare l’efficienza complessiva del processo industriale”.
Anche la Bce dice che gli Stati, già iperindebitati, non possono finanziare la transizione. Christine Lagarde invoca incentivi per investimenti privati. Servirebbe un grande fondo europeo come l’Ira statunitense? Sarebbe comunque altro debito…
“Le risorse pubbliche non potranno accelerare la transizione certamente da sole, né devono. Il loro compito principale è essere da stimolo per attivare gli investimenti privati, che, ripeto, nel settore elettrico ad esempio sono pronti a partire. Forse, prima di preoccuparci di come fare a trovare risorse aggiuntive, sarebbe doveroso gestire nel migliore dei modi i fondi già disponibili. L’aggiornamento del Pnrr con l’inclusione del capitolo REPowerEU stanzia dei fondi per accelerare la transizione energetica e fissa degli obiettivi da raggiungere attraverso progetti da realizzare con precise tempistiche, pena la restituzione dei fondi. Il vero ‘nocciolo’ della questione è: l’Italia è sulla buona strada per garantire il passaggio dalle risorse ai cantieri, e per farlo nei tempi stabiliti?”.
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