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News / News / 24-10-2022

Il Foglio, inchiesta su Soprintendenze e rinnovabili

Le dichiarazioni del Presidente Re Rebaudengo nell'articolo di Marianna Rizzini

L’emergenza energetica è gravissima, si sta trasformando in una crisi economica che si aggiunge a quella climatica. Recentemente, il Consiglio dei Ministri ha autorizzato nuovi impianti rinnovabili. Il suo intervento si è reso necessario per superare il parere negativo delle Soprintendenze.

E’ chiaro che l’Esecutivo riconosce l’importanza di accelerare la diffusione di nuove installazioni rinnovabili per contrastare gli effetti dell’emergenza energetica.
Ma è altrettanto innegabile che se si rende necessario il suo intervento, abbiamo un grosso problema.

Nella maggior parte dei casi, le Soprintendenze bocciano le richieste di autorizzazione per tutelare il paesaggio. Il cambiamento climatico sta già devastando i territori d’Italia e se la temperatura continuerà a salire, il paesaggio che abbiamo adesso e vogliamo tutelare non lo avremo più.
Per questo, fermo restando la grande stima per il lavoro delle Soprintendenze, trovo sia inspiegabile la crociata contro i nuovi impianti rinnovabili, che contribuiscono a ridurre le emissioni di CO2.

Quindi, non solo l’emergenza energetica ma anche quella climatica richiede più rinnovabili. Lo stesso vale per il caro energia.

Autorizzare un nuovo impianto rinnovabile nei tempi previsti dalla legge significa rispettare il diritto dei cittadini italiani a disporre di elettricità a basso costo.
Rallentare un’autorizzazione, o peggio ancora negarla, significa precludere all’Italia quel diritto e grandi opportunità economiche e occupazionali. Bisogna che tutti i funzionari pubblici coinvolti nel rilascio delle autorizzazioni prendano atto della grande responsabilità che hanno, comprese le Soprintendenze.

E’ giusto ricordare che gli stessi uffici del Ministero della Cultura sono in affanno tra l’aumento di richieste di nuovi progetti rinnovabili, la carenza di personale e molte Regioni che non hanno ancora approvato i Piani paesaggistici.

Quindi, anche i ritardi normativi non aiutano il lavoro delle Soprintendenze. Ad esempio, la mancanza del decreto sulle aree idonee, per quanto non debba più essere la scusa per dire no, non aiuta di certo il lavoro dei funzionari del Ministero della Cultura.

Sono gli stessi ritardi normativi che ostacolano anche il fondamentale lavoro delle Commissioni PNRR-PNIEC e VIA-VAS, che fanno il massimo nonostante la carenza di risorse e i provvedimenti in ritardo. La prima ha finora dato il 100% di pareri positivi ai progetti esaminati, e qualche giorno fa ha autorizzato 2,5 GW di nuovi impianti rinnovabili.

Nonostante manchino dei provvedimenti importanti però, Regioni e Comuni possono, e dovrebbero, fare la differenza.

A distanza di un anno dal primo Appello, Elettricità Futura ha da pochi giorni rivolto un nuovo Appello urgente ai Governatori delle Regioni e ai Sindaci dei Comuni d’Italia per chiedere di accelerare il rilascio delle autorizzazioni per impianti rinnovabili per almeno 10 GW all’anno, target peraltro coerente con gli impegni di decarbonizzazione dell’Italia.

Più rinnovabili una Regione e un Comune autorizzeranno, maggiori saranno i benefici locali. Realizzando 10 GW all’anno di rinnovabili da qui al 2030, possiamo creare benefici economici per oltre 40 miliardi di euro all’anno e mezzo milione di posti di lavoro entro i prossimi 8 anni, come dimostra lo studio “La filiera italiana delle tecnologie per le energie rinnovabili e smart verso il 2030” condotto da Althesys con il contributo scientifico di Enel Foundation, presentato in anteprima all’Assemblea pubblica di Elettricità Futura a fine giugno 2022.

Lo ha spiegato Agostino Re Rebaudengo nell'articolo di Marianna Rizzini pubblicato su Il Foglio.

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