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News / News / 21-11-2024

Transizione 5.0, freno vero è la burocrazia. I pannelli ci sono

Su Il Sole 24 Ore la lettera di Agostino Re Rebaudengo

Condividiamo la lettera di Agostino Re Rebaudengo a Fabio Tamburini, Direttore de Il Sole 24 Ore, pubblicata sabato 16 novembre 2024.

Gentile Direttore,

Le scrivo in merito all’articolo pubblicato il 14 novembre sul vostro Giornale intitolato “Calcoli, pannelli e burocrazia: tutti i paletti che frenano 5.0” (in allegato), ritenendo fondamentale chiarire alcuni aspetti importanti.

È bene, innanzitutto, sottolineare che l’obiettivo del Piano Transizione 5.0 è senza dubbio molto positivo, sostenendo lo sviluppo della filiera industriale europea e nazionale del fotovoltaico, in ottica di sicurezza ed indipendenza energetica anche per l’approvvigionamento delle tecnologie.

Rispetto alla partenza rallentata delle prenotazioni di credito d’imposta, lamentata nell’articolo, non è vero che sia da imputare ad un’offerta insufficiente di pannelli che possano usufruire degli incentivi messi a disposizione dal Piano Transizione 5.0: in Italia esistono diversi fornitori di pannelli assemblati in Europa con celle extra-UE (tipo A) e sarà operativa anche la Gigafactory di 3SUN che produrrà pannelli e celle made in EU (tipo C).

Invece, la partenza rallentata riteniamo sia da imputare alle difficoltà burocratiche che le imprese devono affrontare per beneficiare delle misure del Piano Transizione 5.0. Il meccanismo per accedere alle agevolazioni è troppo complesso, occorrerebbe che venissero applicati dei correttivi in ottica di semplificazione, come in più occasioni richiesto da Confindustria, senza per questo venir meno ai doverosi controlli.

E’ fondamentale impedire che pannelli fabbricati al 99% in Asia vengano fatti passare per europei grazie a mere attività a basso valore svolte in Europa da qualche avventuriero, che opera con l’unico obiettivo di ottenere la certificazione Made in EU. Le imprese extra-Ue che intendono investire nel nostro continente devono essere benvenute, ma è fondamentale che la competizione sia corretta.

Dobbiamo evitare che gli incentivi europei sovvenzionino attività localizzate fuori dall’Unione europea. In questo senso, per quanto riguarda l’Italia, è molto utile la recente attivazione da parte di ENEA del Registro delle Tecnologie per il Fotovoltaico che certifica, attraverso il controllo dei processi di produzione, che ci sia un effettivo valore aggiunto industriale con impatto occupazionale e di investimenti sul territorio europeo.

Nell’articolo si segnala poi che un investimento per un impianto realizzato con pannelli prodotti in Asia avrebbe un costo inferiore rispetto all’utilizzo di moduli europei. Anche questo, numeri alla mano, è falso. Grazie al Piano Transizione 5.0, infatti, è in realtà molto più conveniente utilizzare pannelli europei. Ad esempio, un impianto rappresentativo (600 kW) con moduli non europei richiede un esborso di circa 480 mila euro, mentre l’impianto corrispondente con moduli EU richiede dai 320 mila ai 370 mila euro al netto del credito, considerando i prezzi attuali sul mercato. Questa convenienza aumenta sensibilmente per impianti fotovoltaici associati a sistemi di accumulo sui quali è, a loro volta, applicabile il credito fiscale.

Apprezziamo e seguiamo con attenzione l’impegno delle Istituzioni nell'individuare possibili miglioramenti al Piano Transizione 5.0 per renderlo ancora più efficace e accessibile, e, in questa direzione, auspichiamo una notevole semplificazione burocratica del meccanismo, considerando quanto sia strategica la crescita di una robusta filiera industriale del fotovoltaico per la sicurezza energetica del Paese.

La lettera pubblicata su Il Sole 24 Ore

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