“La decisione europea di innalzare al 32% la quota di consumi energetici finali coperti da fonti rinnovabili, a cui il nuovo Governo ha dato un contributo importante, deve trovare massima corrispondenza nelle iniziative politiche del nostro Paese in modo da accelerare il processo di decarbonizzazione e di lotta ai cambiamenti climatici. Ciò si deve esplicitare in una programmazione coordinata con la filiera industriale italiana, in un'ottica di sviluppo e crescita costante, in grado di mantenere entro i confini domestici una quota rilevante di valore aggiunto e generare benefici occupazionali oltre che economici.
A tal proposito il Piano nazionale energia-clima in fase di prima stesura da parte del Governo costituisce uno strumento fondamentale per il coordinamento delle policy nazionali su questi temi, nonché un'importante occasione per avviare il maggiore coinvolgimento di tutti i settori alla lotta ai cambiamenti climatici. Per quanto riguarda il settore elettrico è convinzione di Elettricità Futura, l'Associazione di cui sono Vice Presidente, che il raggiungimento dei target europei debba avvenire secondo un percorso per quanto possibile lineare, evitando i continui stop and go degli ultimi anni, che non permettono agli operatori di programmare con congruo anticipo la propria attività. Peraltro, considerando che i contingenti previsti nel DM FER per gli anni 2019-2021 appaiono già al di sotto di uno scenario di sviluppo lineare, emerge come nel periodo dal 2022 al 2030 lo sforzo dovrà essere crescente. Certamente ciò permetterà di cogliere un'ulteriore riduzione nei costi di installazione, anche se già oggi siamo molto vicini alla market parity. È opinione di molti osservatori che nella prima asta del DM FER il prezzo di aggiudicazione potrebbe essere più basso del PUN 2018 (60 €/MWh di media nei primi 11 mesi); se il prezzo dell'energia elettrica nei prossimi anni si manterrà su questi livelli, il costo di incentivo sarebbe addirittura negativo, cioè i produttori di fonti rinnovabili contribuirebbero direttamente alla riduzione della componente A3. Per tutti questi motivi riteniamo assolutamente urgente che il DM FER concluda velocemente il suo iter.
Senza dimenticare che il Clean Energy Package prevede addirittura la possibilità di rivedere al rialzo il target nel 2023 e che il costo della transizione energetica è stato stimato da diversi studi molto inferiore rispetto ai benefici che darà (si veda ad esempio lo studio Elemens presentato nello scorso mese di luglio al Ministro Di Maio).
Riteniamo che su queste istanze, di interesse non di un solo settore, ma dell'intero Paese, la convergenza tra le associazioni aderenti a Confindustria possa essere la più ampia possibile.”
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