Elettricità Futura apprezza la volontà del Distretto, in vista del nuovo ciclo di pianificazione delle acque di tenere conto delle esigenze di adattamento ai cambiamenti climatici e di maggiore resilienza agli eventi estremi, senza però trascurare la sostenibilità delle attività economiche che vivono proprio grazie a questa risorsa. L’analisi coordinata e integrata di diversi piani (Gestione delle Acque, Gestione del Rischio Alluvioni, Piano stralcio di Bilancio Idrico) sembra andare nella giusta direzione.
È necessario che il punto di partenza della nuova pianificazione sia l’attento bilanciamento delle diverse esigenze di tutela ambientale – da un lato quelle relative ai corpi idrici, nel rispetto della Direttiva 2000/60/CE, dall’altro guardando all’importanza della produzione di energia a fonte rinnovabile, in ottemperanza alla Direttiva 28/2009/CE.
I contenuti del progetto di PdG Po 2021 dovranno quindi essere definiti tenendo in considerazione numerose istanze ed esigenze anche del settore idroelettrico, tenuto conto della sua rilevanza sul territorio e degli obiettivi ambientali, che assumono rilevanza distrettuale, nazionale ed europea. Dovrà dunque essere garantito un coordinamento con il resto delle politiche di sviluppo della Comunità Europea in ambito ambientale e della lotta ai cambiamenti climatici, come il Green Deal Europeo e Next Generation EU, con le relative ricadute nazionali.
Anche il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), non richiamato nel Repertorio dei Piani/Programmi per il Piano di Gestione Acque 2021, riconosce la strategicità della fonte idroelettrica nel piano di sviluppo al 2030 e nel lungo periodo al 2050, prevedendo in particolare la necessità di attivare interventi di revamping sul parco impianti esistente, lo sviluppo di nuove centraline di piccola taglia su reti idriche minori e acquedotti, in ambiti di uso plurimo, l’incremento dell’utilizzo degli impianti di pompaggio esistenti e lo sviluppo di nuovi impianti della stessa tipologia.
Non va inoltre sottovalutato il contributo che gli invasi idroelettrici possono dare nella gestione degli eventi estremi, con il servizio di laminazione delle piene o nella mitigazione degli effetti delle situazioni di estrema variabilità delle precipitazioni o di crisi idrica.
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Osservazioni di Elettricità Futura
Commenti Generali
Elettricità Futura, apprezza la volontà del Distretto, in vista del nuovo ciclo di pianificazione delle acque di tenere conto delle esigenze di adattamento ai cambiamenti climatici e di maggiore resilienza agli eventi estremi, senza però trascurare la sostenibilità delle attività economiche che vivono proprio grazie a questa risorsa. L’analisi coordinata e integrata di diversi piani quali il Piano di Gestione Acque, il Piano di Gestione del Rischio Alluvioni e il Piano stralcio di Bilancio Idrico, seppur complessa, sembra andare nella giusta direzione.
Tale approccio aspira ad individuare criticità e potenziali sinergie, mirando quindi ad una pianificazione e gestione integrata delle acque dei bacini idrografici all’interno del distretto. Ciò non può prescindere da un confronto continuo e costante tra le amministrazioni coinvolte e non meno importante, con gli operatori, e tra questi i produttori idroelettrici, che sono tra i soggetti potenzialmente coinvolti dalla Pianificazione.
È infatti necessario che il punto di partenza della nuova pianificazione sia l’attento bilanciamento delle diverse esigenze di tutela ambientale – da un lato quelle relative ai corpi idrici, nel rispetto della Direttiva 2000/60/CE, dall’altro guardando all’importanza della produzione di energia a fonte rinnovabile, alla decarbonizzazione e alla lotta ai cambiamenti climatici, in ottemperanza alle indicazioni della Direttive 28/2009/CE – con le esigenze del tessuto economico e sociale del distretto.
La produzione di energia idroelettrica oggi rappresenta oltre il 20% del totale dell’energia prodotta nel nostro paese e più del 40% di quella generata da fonti rinnovabili. Un ruolo importante, destinato a diventare sempre più strategico nel futuro, non solo in termini di produzione ma anche e soprattutto di servizi alla rete e contributo alla sicurezza e stabilità del sistema.
La presenza dell’idroelettrico nel territorio distrettuale è preponderante: dai dati GSE[1] risulta che a fine 2019 più dell’80% delle centrali risulta localizzata proprio nelle regioni settentrionali, molte ricadenti nel territorio del distretto. Le centrali presenti sono principalmente grandi impianti a bacino e serbatoio, in grado di accumulare risorsa, costruiti principalmente prima degli anni 70, e impianti di taglia inferiore, ad acqua fluente, di costruzione più recente, e che nell’ultimo decennio si sono concentrate su reti acquedottistiche e irrigue o impianti puntuali su briglie esistenti, nell’ottica di un uso plurimo delle acque e riutilizzo della risorsa in serie.
Ricordiamo, inoltre, che l’idroelettrico genera ricchezza e benessere per i territori che lo ospitano, non solo in termini di imposte, canoni e sovracanoni versati ma anche per l’altro numero di impiegati del settore: dati ufficiali danno una prospettiva di crescita importante degli occupati permanenti (ULA dirette e indirette) nelle fonti rinnovabili, con una stima nel settore del solo idroelettrico pari a circa 16.380 ULA al 2030[2].
I contenuti del progetto di PdG Po 2021 dovranno quindi essere definiti tenendo in considerazione numerose istanze ed esigenze anche del settore idroelettrico, tenuto conto della sua rilevanza sul territorio e degli obiettivi ambientali, che assumono rilevanza distrettuale, nazionale e financo europea.
Dovrà dunque essere garantito un coordinamento anche con il resto delle politiche di sviluppo messe in campo dalla Comunità Europea in ambito ambientale e della lotta ai cambiamenti climatici, come il nuovo Green Deal Europeo e gli ulteriori sforzi legati al recupero post pandemia, in particolare per quanto previsto nell’ambito della Next Generation EU, e le relative ricadute nazionali.
Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), peraltro non richiamato nel Repertorio dei Piani/Programmi per il Piano di Gestione Acque 2021, riconosce la strategicità della fonte idroelettrica nel piano di sviluppo al 2030 e nel lungo periodo al 2050. Il Piano prevede in particolare:
- la necessità di attivare interventi di revamping sul parco impianti esistente, a garanzia del mantenimento e dell’incremento della produzione idroelettrica,
- lo sviluppo di nuove centraline di piccola taglia su reti idriche minori e acquedotti, in ambiti di uso plurimo e come una delle possibili soluzioni per implementare le nuove comunità a energia rinnovabile, in special modo in ambito montano;
- l’incremento dell’utilizzo degli impianti di pompaggio esistenti e lo sviluppo di nuovi impianti della stessa tipologia, importante risorsa per l’adeguatezza oltre che per la sicurezza e flessibilità del sistema.
Non va inoltre sottovalutato il contributo che gli invasi idroelettrici possono dare nella gestione degli eventi estremi, con il servizio di laminazione delle piene o nella mitigazione degli effetti delle situazioni di estrema variabilità delle precipitazioni o di crisi idrica.
Tenendo presenti questi aspetti relativi alla rilevanza del settore idroelettrico nel piano di lotta ai cambiamenti climatici, nella decarbonizzazione e nella strategia energetica del paese e nella gestione degli eventi estremi, forniamo nel seguito osservazioni di dettaglio in merito agli elaborati al Piano di Gestione del Distretto idrografico del Po 2021 posti in consultazione.
Commenti Puntuali
Pressioni sui prelievi idrici
Tra le principali attività antropiche che hanno richiesto interventi strutturali sui corpi idrici quali dighe, briglie, rivestimenti, opere di sponda, argini e che hanno comportato alterazioni idromorfologiche significative delle condizioni naturali degli stessi c’è anche la produzione idroelettrica.
In particolare, per la produzione idroelettrica sono associati impatti anche sui Prelievi idrici e in particolare con soglie di significatività applicabile ai soli usi idroelettrici che “comportano la sottrazione significativa di acqua dal corpo idrico per estesi tratti. (…) Non è quindi applicabile ad impianti ad acqua fluente dal momento che si ritiene che essi non determinino sottrazione di acqua dell’alveo naturale, ma garantiscano la restituzione subito a valle del salto di quanto prelevato”.
Sul punto si osserva che l’uso idroelettrico è non mai dissipativo: l’acqua, infatti, non viene modificata a livello chimico-fisico e viene sempre restituita nella stessa quantità e può essere utilizzata per altri scopi. Quindi sia che si tratti di un impianto ad acqua fluente, sia che si tratti di un impianto con presenza di un invaso, la restituzione dell’acqua a valle è sempre garantita.
Esenzioni
Una degli aspetti di maggior importanza di questa nuova finestra di pianificazione riguarda l’applicazione delle deroghe ed esenzioni, di cui all’art. 4.4, 4.5, 4.6 e 4.7 della DQA. Le scelte già effettuate in passato sono state spesso contestate perché carenti sul lato delle motivazioni[3], pertanto è oggi necessario ripensare a tale aspetto, tenuto conto del loro peso per le ricadute anche economiche delle attività coinvolte.
In breve:
- l’art. 4.4 prevede che si possano prorogare i termini di raggiungimento dello stato buono al 2027 a condizione che non si verifichi un ulteriore deterioramento, e che siano chiaramente esplicitati i motivi per il ritardato raggiungimento, tra cui la realizzabilità tecnica, i costi e le condizioni naturali che non consentono miglioramenti dello stato del corpo idrico entro i tempi richiesti.
- l’art. 5.5 prevede invece la possibilità di dichiarare il raggiungimento di obiettivi meno rigorosi di quelli richiesti dalla DQA per corpi idrici in cui attività umane di interesse pubblico, quale la produzione idroelettrica, non possano essere condotte in altri modi. Deve comunque essere garantito anche in questo caso il raggiungimento del migliore stato ambientale possibile.
- l’art. 4.6 prevede la possibilità di derogare agli obiettivi ambientali e di deterioramento temporaneo dello stato del corpo idrico per cause imprevedibili dovute a circostanze naturali o di forza maggiore eccezionali, ad esempio per siccità o alluvioni.
- l’art. 4.7 prevede il caso in cui il mancato raggiungimento degli obiettivi ambientali sia dovuto a nuove attività sostenibili di sviluppo umano se queste sono di interesse pubblico prioritario e/o i vantaggi l'ambiente e la società risultanti dalle modifiche/alterazioni sono superiori rispetto ai vantaggi derivanti dal conseguimento degli obiettivi ambientali di cui alla DQA, oppure per ragioni di fattibilità tecnica o costi sproporzionati che rendono gli stessi risultati non conseguibili con altri mezzi che costituiscano una soluzione notevolmente migliore sul piano ambientale.
È necessario che tali proroghe e deroghe vengano valutate e quando necessario applicate anche per l’uso idroelettrico, in tutte le fasi, sia di rinnovo che di nuove richieste sul territorio distrettuale, ma anche in relazione ai servizi alla rete o in relazione agli usi plurimi delle acque.
In particolare, per l’esenzione 4.7 bisogna dotarsi di una più robusta analisi costi-benefici che tenga conto di una serie di fattori che nel caso degli impianti idroelettrici riguardano quantomeno l’andamento dei mercati elettrici, il costo delle risorse di riserva (anche ad altri fini) e delle flessibilità del sistema elettrico, gli obiettivi climatici, oltre al ritorno sul territorio in termini di canoni e sovracanoni versati dai concessionari per l’uso della risorsa idrica.
Inoltre, pur condividendo lo spirito di un coordinamento a livello centrale del tema esenzioni, anche in risposta ai rilievi del Pilot, riteniamo necessario un approccio sitospecifico che non sottragga le scelte dell’amministrazione ad una consultazione e ad un necessario confronto con gli stakeholder sui temi specifici. Auspichiamo pertanto che le linee guida nazionali sul tema possano essere sottoposte anch’esse a processo di partecipazione pubblica.
Analisi Economica
Una buona implementazione della Direttiva Quadro Acque dovrebbe basarsi su analisi costi-benefici sito specifiche, fondate su dati scientifici che tengano in conto le specificità di ciascun caso. Nel caso degli impianti idroelettrici dovranno essere attentamente considerati pro e contro per gli ecosistemi locali e i bisogni di generazione nonché di flessibilità e di accumulo a servizio della rete elettrica a livello nazionale.
Sebbene questo nuova proposta di pianificazione contenga una prima bozza di analisi economica anche in riferimento all’uso idroelettrico, riteniamo che la stessa possa essere rivista in alcune sue parti e certamente ampliata, magari con l’aiuto di TERNA, con una parte dedicata al mercato elettrico e agli oneri del sistema della rete per bilanciare le fonti intermittenti che sempre più in futuro caratterizzeranno il mix produttivo nazionale.
Riportiamo nel seguito alcune proposte di revisione mirate ad eliminare alcuni refusi e a introdurre ulteriori possibile elementi di analisi.
In particolare, nel Paragrafo 3.2.1. “Canoni e sovra canoni per l’uso dell’acqua nel distretto del fiume Po” segnaliamo l’opportunità di estendere l’analisi ad annate più recenti, andando oltre il 2014, specie considerando l’incremento di detti oneri in capo al concessionario negli ultimi anni.
Segnaliamo inoltre che la presenza in Figura 3.9 Importo dei canoni per l’utilizzo di acqua per i diversi usi nelle Regioni del distretto idrografico del fiume Po. Anni 2009-2014 (successivamente ripetuta alla Figura 13) di una comparazione di grandezze disomogenee (canoni espressi in €/kW per uso idroelettrico e in €/modulo per tutti gli altri usi) potrebbero portare ad un’errata interpretazione. Un lettore disattento, infatti, potrebbe essere portato a desumere delle figure di cui sopra che i canoni ad uso idroelettrico siano inferiori in termini di misura a tutti gli altri usi. Suggeriamo pertanto di riparametrare il costo dell’acqua, ad esempio, in stime €/anno per rendere realmente comparabili i valori tra i differenti utilizzi.
Gli allegati 6.2 “Canoni per l’uso di acqua pubblica: principale normativa nazionale di riferimento ed evoluzione storica degli importi” e 6.3 “Canoni per l’uso di acqua pubblica: principale normativa regionale di riferimento e dettaglio sui canoni regionali applicati nel periodo 2009- 2014” presentano numerose informazioni tra riferimenti normativi e dati numerici, riportati in forma tabellare e grafica, che a volte sembrerebbero non del tutto coerenti tra loro. Segnaliamo a tal proposito che alcuni dati sembrano del tutto fuori scala: solo a titolo di esempio non sembrerebbe corretto il valore attribuito al sovracanone per i Comuni rivieraschi superiore a 440 €/kW per le annate 1933 e 1934 in Figura 15).
Inoltre, segnaliamo che nell’analisi dei costi dell’acqua per uso idroelettrico non si possono trascurare i sovracanoni BIM e Enti Rivieraschi che sono una parte importante, che sebbene richiamati più avanti nell’elaborato non sono considerati nella illustrazione dei valori e dei costi. Suggeriamo un’integrazione in tal senso.
Programma di misure
In merito all’affermazione contenuta all’interno dell’elaborato 7 Programma di Misure “E’ utile ribadire che negli ultimi anni si registra una vera “corsa all’acqua”, provocata tra l’altro da interventi d’incentivazione destinati a settori produttivi ad alto utilizzo idrico, quali i “certificati verdi” per la produzione idroelettrica a bassa potenza e le politiche agricole comunitarie e nazionali” sembra necessaria una precisazione.
Segnaliamo che i certificati verdi sono una forma di incentivazione a cui non è più possibile accedere dal 2012, quando sono state introdotte nel sistema di sostegno forme di stabilizzazione del prezzo dell’energia assegnate tramite gare competitive, il cui accesso è consentito solo in presenza di titolo concessorio e autorizzativo già rilasciato. Tenendo conto delle tempistiche medie per il rilascio di tali atti, la “corsa all’acqua” cui si fa riferimento nel testo dovrebbe essere un fenomeno esauritosi ormai da tempo.
Sarebbe utile corroborare tali affermazioni, altrimenti sommarie, con dati relativi alle nuove richieste di concessione presentate/concesse per ciascuna amministrazione, che dovrebbero negli ultimi anni essere diminuite a giudicare dalla partecipazione alle procedure competitive bandite dal GSE disponibili al link e ai tassi di crescita delle nuove istallazioni sempre disponibili sul sito GSE al link, in cui negli ultimi due anni disponibili 2018 e 2019 risultano a livello nazionale circa 60 impianti in più all’anno.
In merito poi alla gestione delle carenze idriche è bene ricordare inoltre – richiamandolo espressamente all’interno del PdG – che gli invasi ad uso idroelettrico costituiscono una riserva preziosa che contribuisce anche ad attenuare la variabilità estrema della disponibilità idrica sempre più frequentemente riscontrabile a livello nazionale.
[1] Rapporto Statistico GSE 2019
[2] PNIEC 2019
[3] Nel Pilot 9722/20/ENVI, in particolare sono richiesti chiarimenti in merito alle Giustificazione delle esenzioni – articolo 4., par. 4, 5 e 7 della DQA.