Elettricità Futura si esprime positivamente sul documento di consultazione sulle Linee Programmatiche per l’aggiornamento della Strategia nazionale per l’economia circolare. Rispetto agli orientamenti strategici, l’Associazione indica alcune priorità da prendere in considerazione: la definizione di una governance efficace, una semplificazione dell’impianto normativo atta a favorire i processi di rigenerazione dei materiali a fine vita, il supporto - in termini di semplificazioni normative e modulazione degli incentivi - agli investimenti in attività innovative di R&D e scale-up tecnologico, l’implementazione di strategie di lungo termine su scala territoriale e in ambito urbano, l’avvio di attività di formazione, comunicazione e sensibilizzazione all’interno delle aziende e della PA, la definizione di applicazioni e sistemi di misurazione della circolarità.
Rispetto alle aree di intervento e agli strumenti delineati nel DCO, l’Associazione provvede alcuni spunti su ecodesign e input sostenibili, eco efficienza, materie critiche, abilitatori per la circolarità. Infine, il posizionamento approfondisce il tema della circolarità con particolare riferimento alle infrastrutture di rete e alle fonti eolica, solare, delle bioenergie e idroelettrica.
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Osservazioni generali
Elettricità Futura apprezza la proposta di aggiornamento della Strategia nazionale per l’economia circolare. In generale, rileviamo la necessità di adottare un approccio quanto più possibile multidisciplinare e multisettoriale per affrontare gli aspetti di innovazione tecnologica, creazione di modelli di business, sviluppo del quadro normativo e definizione di nuovi standard.
Per centrare gli obiettivi 2030, la quota FER sulla domanda elettrica dovrà raggiungere il 70%, incrementando la capacità rinnovabile di almeno 65 GW. Gli investimenti complessivi necessari a soddisfare questa quota sono quantificabili in oltre 100 mld€ nel periodo 2021-2030, di cui buona parte in iniziative di recupero e valorizzazione di impianti esistenti nonché repowering, con benefici in termini di risparmio di suolo e migliore performance degli impianti. In questo senso, la generazione elettrica e i business connessi saranno pienamente coinvolti nella transizione verso un modello economico sempre più circolare.
La natura trasformativa e multidisciplinare dell’economia circolare impone che il tema debba essere centrale nelle politiche economiche, industriali, ambientali e sociali a livello di indirizzo strategico e di misure attuative. Nelle sezioni a seguire vengono identificate alcune proposte a supporto della transizione.
Osservazioni su Orientamenti strategici
Tra gli orientamenti strategici non possono mancare:
- la definizione di una governance efficace, che ponga l’economia circolare al centro dell’azione istituzionale, declinando una visione strategica in maniera sistematica, sinergica e coerente in settori differenti;
- una semplificazione dell’impianto normativo atta a favorire i processi di rigenerazione dei materiali a fine vita per la produzione di materia prima seconda e lo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili: partendo dalla ridefinizione del concetto di rifiuto, da materiale di scarto a fonte di valore, e seguendo un approccio non limitato all’uso efficiente delle risorse materiche, ma allargato agli aspetti di efficientamento energetico, occorrerebbe rivedere la gestione del trasporto dei rifiuti con criteri che facilitino l’implementazione di sistemi di logistica inversa;
- il sistematico supporto - in termini di semplificazioni normative e modulazione degli incentivi - agli investimenti in attività innovative di R&D e scale-up tecnologico e di processo, funzionali alla transizione verso l’utilizzo efficiente di energia e materiali rinnovabili, in sharing o secondo la logica del prodotto come servizio, anche in associazione a servizi che permettano di massimizzare il valore del bene attraverso riparazione e rigenerazione;
- l’implementazione di strategie di lungo termine su scala territoriale e in ambito urbano, in modo che le città possano rispondere al crescente inurbamento e alle conseguenti pressioni ambientali agendo sugli ambiti principali (edilizia, infrastrutture, energia, rifiuti, risorse naturali);
- l’avvio di azioni di formazione, comunicazione e sensibilizzazione all’interno delle aziende e della Pubblica Amministrazione, focalizzate sulle competenze per il ricorso alla finanza agevolata per progetti di economia circolare, sulla consapevolezza e la conoscenza dei benefici legati all’economia circolare e sulla divulgazione delle tematiche ambientali nelle scuole di ogni ordine e grado;
- la definizione di applicazioni e sistemi di misurazione della circolarità, con KPI in grado di valutare sia la componente materica sia quella energetica, partendo dalle esperienze e best practice del mondo industriale.
Infine, rispetto alla misurazione del livello di maturità circolare delle imprese, evidenziamo la necessità di inserire un indirizzo chiaro relativo al supporto economico alle imprese che decidono di misurare il proprio livello di maturità circolare - purché tali strumenti si basino su metodologie accreditate.
Osservazioni su Aree di intervento e strumenti
Ecodesign e Input sostenibili
Affinché si sviluppi un approccio diffuso e sistemico per l'identificazione di tutte le fasi del ciclo di vita dei beni e prodotti promuovendo aspetti come design circolare, riciclabilità e impiego di materiali ed energie rinnovabili sono necessari:
- Un quadro regolatorio chiaro e definizioni di riferimento (tassonomia green in materia di waste, riciclo e definizione delle attività a ciò correlate);
- Misure che sostengano l’utilizzo di materie prime seconde, le energie rinnovabili, la progettazione di beni già pensati per il riuso, la riparazione, il riutilizzo, il riciclo, che abbiano il ciclo di vita più esteso possibile e la minor impronta ambientale possibile;
- Misure di fiscalità agevolata per i prodotti sostenibili così da aumentarne la competitività relativa rispetto ai prodotti non sostenibili e compensare lo svantaggio economico legato alla maggior onerosità al momento registrata in relazione all’impiego di materiali riciclati.
Nello specifico, la circolazione e l'utilizzo di beni e / o materiali più sostenibili richiede:
- La revisione del concetto di “rifiuto” a favore di quello di “sottoprodotto” e materiali “end of waste";
- la definizione di " prodotto circolare ";
- la distinzione tra i diversi modelli di business.
Oggi, si osserva come il differenziale di prezzo tra materia prima vergine e materia seconda rimangano un ostacolo per la scalabilità dei progetti di ecodesign circolare. La messa a punto di certificati di “efficienza materica” potrebbe colmare i gap esistenti.
Anche in termini di implementazione dell’utilizzo di energie rinnovabili, il quadro si presenta poco favorevole. Le tempistiche degli iter autorizzativi sono totalmente incompatibili con il PNIEC: ai ritmi attuali servirebbero circa 24 anni per l’eolico e 100 anni per i nuovi impianti solari fotovoltaici. Ad oggi, infatti, il tempo medio di autorizzazione di un progetto eolico in Italia è di circa 5 anni e quello di un progetto fotovoltaico di larga scala va da un anno a un anno e mezzo.
Ritieniamo necessario prevedere concrete misure di efficientamento delle procedure autorizzative per la realizzazione di nuovi impianti da fonte rinnovabile, per il rinnovamento degli impianti esistenti e l’ottenimento delle varianti tecnologiche per progetti autorizzati, ma non ancora realizzati
Eco efficienza
Dare nuova vita e vocazione alle aree industriali dismesse o in via di dismissione attraverso il riutilizzo degli immobili non più utilizzati a fini produttivi, il riutilizzo dei terreni e l’adozione di modelli di sviluppo ecocompatibili, ha grande rilevanza in termini sociali, produttivi, commerciali, residenziali e turistici. Per la costruzione di modelli industriali circolari è fondamentale partire dalla riconversione green di siti tradizionali basati sulle fonti fossili, con notevole impatto sulla decarbonizzazione. A questo scopo occorre ottimizzare l’efficienza operativa degli impianti stessi e garantire un uso responsabile delle risorse in ogni fase dell’impianto, dalla progettazione (in ottica di ecodesign), alla costruzione, all’esercizio e manutenzione, al fine vita degli impianti.
È necessario altresì introdurre sistemi per incentivare infrastrutture e modelli operativi sostenibili e improntati ad un uso responsabile delle risorse, premiando i progetti con elevate percentuali di recupero anche per le infrastrutture e le connessioni esistenti e il riciclo dei materiali. Le imprese che intraprendono questi percorsi si trovano ad affrontare investimenti rilevanti e rischi notevoli; per ovviare a tali inconvenienti, vengono individuate le seguenti misure a supporto:
- Percorsi autorizzativi semplificati a garanzia di tempi certi e ridotti;
- Strumenti di finanza agevolata per le infrastrutture sostenibili (ad esempio per le demolizioni conservative);
- Sostegno agli investimenti;
- Misure per favorire il mantenimento del valore degli asset, la loro manutenzione, l’estensione della loro vita utile.
Fondamentale sarà la tematica della gestione del fine vita, per la quale è necessario prevedere processi di riciclo e recupero efficaci, condotti nella massima trasparenza. La vita utile delle tecnologie rinnovabili è di 20-30 anni. L’attività di smantellamento è quindi destinata a diventare significativa alla fine del prossimo decennio. In tale contesto, l’industria del riciclo del solare e dell’eolico, che sta facendo ora i primi passi, svolgerà un ruolo importante in futuro.
Piano d’azione per le materie critiche
Il tema delle filiere dei materiali sarà fondamentale per riuscire a realizzare la transizione energetica. Si tratta di un tema su cui l’attenzione è al massimo livello a livello UE, con importanti iniziative al riguardo quale il lancio della European Raw Material Association. È indispensabile porre al centro delle priorità della Strategia Nazionale la definizione di “una Strategia sull’approvvigionamento dei materiali” in particolare di quelli considerati critici come da lista UE, prevedendo i fabbisogni dei prossimi anni e definendo tutte le leve da mettere in campo per ridurre ogni criticità sia geopolitica sia di prezzo. Tra gli ambiti di intervento il redesign, le collaborazioni/sinergie a livello europeo, l’estensione della vita utile dei beni, le strategie di rigenerazione, rimanifattura e riciclo qualora vi sia specifico riferimento alle strategie dei materiali.
Tra le azioni da mettere in campo ci preme indicare:
- Sostegno all’innovazione, con la finalità di garantire non solo l’approvvigionamento responsabile ma anche la tracciabilità delle materie prime;
- Misure che favoriscano l’utilizzo di materie prime seconde, le energie rinnovabili, la progettazione di beni già pensati per il riuso, la riparazione, il riutilizzo;
- Misure fiscali a sostegno delle materie prime seconde per renderle competitive con le materie prime vergini.
Abilitatori per la circolarità
L’innovazione rappresenta uno degli acceleratori fondamentali della transizione verso l’economia circolare ed è quindi importante andare a supportare le due dimensioni rilevanti: l’adozione di tecnologie e di modelli di business innovativi. Solo operando in maniera sistemica potranno emergere nuovi rapporti di interdipendenza tra settori e modelli economico-commerciali diversi dal passato, più sostenibili e meno legati alle materie prime. L’innovazione non è qualcosa che possa venire generata in maniera meccanica, poiché, per farla emergere, è necessario che si creino le condizioni per far sì che tutti i soggetti siano nelle condizioni migliori per contribuire a farlo. Valorizzare il ruolo delle filiere e dei distretti è fondamentale per supportare la transizione verso un modello di economia circolare: rispetto ad altri Paesi che sono in una posizione più avanzata per quanto riguarda infrastrutture, investimenti e approccio sistemico, l’Italia deve valorizzare e caratterizzare il suo ruolo rispetto ai propri punti di forza.
Alcune soluzioni a supporto dell’innovazione:
- Supportare lo sviluppo di hub dedicati a promuovere la transizione di filiere e distretti, aperti al contributo di università, aziende e startup nazionali ed estere che, nel 6nostro Paese, generino eccellenze imprenditoriali;
- Garantire le necessarie competenze, a sostegno delle piccole e medie imprese, per l’accesso alla finanza agevolata;
- Investire nella ricerca e formazione/riqualificazione dei lavoratori (Un modello circolare viceversa punta sul mantenimento del valore dei beni e dei materiali, quindi è un modello basato sui servizi, sulla manutenzione estensiva e sul recupero del valore in cui il contributo del lavoro umano è rilevante).
Per favorire la trasformazione circolare occorre investire e supportare lo sviluppo di tecnologie digitali, in grado di smaterializzare i processi, modellizzare l’economia circolare ottimizzare le risorse, l’energia, la logistica (robotica, intelligenza artificiale, cyber security, Big Data e cloud). In tale visione la tecnologia diventa solo un mezzo abilitante e anche le infrastrutture di distribuzione dell’energia svolgono nuove funzioni: la rete diventa sempre più un catalizzatore di sistema, una vera e propria piattaforma abilitante per la fornitura dei nuovi servizi e la creazione di nuovi modelli di business; un veicolo di energia tanto quanto di dati e informazioni.
- Favorire l’aggregazione lì dove l’economia di scala è fattore di competitività (es. fotovoltaico, sistemi di accumulo);
- Adottare politiche a sostegno dell’integrazione tra tecnologie, infrastrutture e stoccaggio dell’energia elettrica;
- Integrare le politiche del Piano Industria 4.0 con l’economia circolare (ad esempio le tecnologie di Internet of Things possono essere utilizzate per estendere il ciclo di vita dei prodotti. L’intelligenza Artificiale, insieme al Digital Twin, è determinante per la manutenzione predittiva, migliorare l’utilizzo delle risorse e il consumo energetico, questo approccio consente di testare virtualmente diversi possibili scenari, eliminando gli sprechi dovuti a simulazioni fisiche ed aumentando l’efficienza e l’affidabilità della lavorazione).
Osservazioni di dettaglio
L’associazione offre alcuni spunti di commento ed osservazione relativamente al capitolo 6, per le infrastrutture di rete e le fonti eolica, solare, delle bioenergie e idroelettrica.
Le infrastrutture di rete
La transizione energetica prospetta ingenti investimenti in infrastrutture, nell’ambito dei trasporti, nelle comunicazioni, nei settori acqua, rifiuti ma anche nell’ambito dell’energia e delle reti di distribuzione. Le reti elettriche, fondamentali per l'integrazione delle fonti rinnovabili, per la stabilità e l’efficienza del sistema, diventeranno sempre più digitalizzate, con ulteriore diffusione di contatori e sistemi di accumulo intelligenti, funzionali alla partecipazione attiva di consumatori e comunità energetiche al mercato dell'energia e ad una più efficiente gestione dei consumi.
Le pratiche di economia circolare dovrebbero diventare parte integrante di questi investimenti.
Eolico
Gli sfidanti obiettivi di generazione elettrica da fonti rinnovabili al 2030 e il graduale raggiungimento del fine vita dei primi impianti installati prospettano ingenti investimenti nel repowering dei parchi eolici esistenti. Ferma restando la priorità di privilegiare il riuso, si configura la dismissione di crescenti quantità di pale eoliche; gli attori della filiera e gli stakeholder istituzionali sono chiamati ad affrontare tempestivamente, in modo organico e sinergico il tema della circolarità dei materiali compositi provenienti dalle pale eoliche. In particolare, per chiudere il ciclo di vita dei parchi in maniera ambientalmente, economicamente e socialmente accettabile, occorre individuare meccanismi e strumenti che consentano di gestire correttamente l’end of life dei vecchi impianti e la progettazione in ottica circolare dei nuovi.
Contrariamente a quanto indica la Strategia, gli impianti eolici sono già riciclabili per il 90% del loro peso. Tuttavia, le caratteristiche dimensionali e costruttive di alcuni componenti, in particolare i captatori eolici rotanti delle pale, implicano, allo stato attuale, una gestione di tipo lineare del loro ciclo di vita. Per proseguire nel percorso di maturazione della filiera del riciclaggio delle pale in materiale composito, sono stati individuati i seguenti principali ambiti di azione:
- possibile introduzione di un’autorizzazione alla sperimentazione delle tecnologie più promettenti, sia su pale ancora funzionanti (sacrificabili) che su altre qualificate come rifiuto;
- per queste ultime, individuazione dei codici rifiuto EER più idonei per classificare le pale eoliche a fine vita (oggi prevalentemente con fibre di vetro, ma in futuro con fibra di carbonio), in modo da orientare i player industriali all’ottenimento delle specifiche autorizzazioni per il loro recupero;
- individuazione dei criteri normativi - regolamenti e/o provvedimenti di rango primario - atti a qualificare il processo di cessazione della qualifica di rifiuto (End of Waste - EOW) per le pale eoliche ovvero dei materiali compositi;
- costituzione di una filiera del trattamento/ridimensionamento, riciclo e soprattutto riuso economicamente sostenibile dei materiali derivanti dalle pale eoliche, per il riconoscimento di eventuali strumenti di sostegno economico per tecnologie e materia prima riciclata, in ottica di “gap filling” rispetto alle materie prime vergini.
Tali iniziative, finalizzate a tutelare gli interessi e le specificità del settore eolico, devono essere condotte senza ostacolare o vincolare percorsi normativi già intrapresi, programmi di investimento nel repowering, reblading e life-time extension in corso di sviluppo da parte degli operatori.
In linea col principio di responsabilità estesa del produttore, approviamo l’eco-design improntato al contenimento delle emissioni, dei costi e dell’energia impiegata e la definizione di linee guida per la produzione e la tutela dei requisiti prestazionali di ogni categoria merceologica.
Affinché l’intera catena del valore si adatti ai nuovi modelli di business, l’evoluzione tecnologica e commerciale e lo sforzo industriale degli operatori del settore devono essere supportati da un impianto normativo funzionale alla gestione virtuosa dei materiali. Benché occorra evitare il più possibile il conferimento in discarica, quest’ultimo non può essere penalizzato economicamente né tantomeno vietato, finché alternative tecnologicamente mature, economicamente sostenibili ed a basso impatto carbonico non saranno disponibili. Allo stesso modo, l’eventuale imposizione di quantitativi minimi di fibra di vetro riciclata risulta inadeguata e inapplicabile al settore eolico.
In vista del prevedibile aumento di materiale dismesso, occorre accelerare il processo di definizione dei criteri di cessazione della qualifica di rifiuto, coinvolgendo opportunamente gli operatori. Per giungere ad una tempestiva emanazione del provvedimento EOW per i materiali compositi ed in particolare per la vetroresina, occorre inoltre considerare, come correttamente cita la Strategia, le implicazioni dei processi di riciclo in termini di costi, intensità energetica e impronta carbonica. Le tecniche di puro riciclo, inteso come ritorno alle matrici di fibra di vetro e resina, non rappresentano sempre la soluzione ottimale, mentre soluzioni coerenti con la “simbiosi industriale” (par. 6.2.6 della Strategia) potrebbero essere più utili a creare una materia prima seconda a basso costo e quindi competitiva rispetto alla materia vergine sostituita. Il riciclo meccanico della vetroresina tramite macinazione e il co-processing per la produzione di cemento rappresentano i processi più promettenti, per l’elevato potenziale di recupero di materiale ed energia, l’efficienza, la scalabilità e la sostenibilità ambientale. Attraverso queste tecniche, si possono così utilizzare le vecchie pale per realizzare cassette elettriche, pannelli fonoassorbenti, pavimentazioni e controsoffittature e cemento da impiegare nei nuovi parchi eolici.
Fotovoltaico
Al fine di ottemperare agli obiettivi di decarbonizzazione noti sia in ambito europeo che nazionale,
il settore fotovoltaico riveste un ruolo cruciale in termini di numeri; è indispensabile dunque affrontare in modo sistematico e a tutti i livelli il tema del fine vita, per garantire una corretta gestione dell’ingente quantità di pannelli, che negli anni a venire saranno oggetto di progressivo smaltimento.
In tale prospettiva, pur apprezzando il contenuto del documento di consultazione, riteniamo utile suggerire il rafforzamento o l'introduzione di principi che agevolino il superamento delle attuali limitazioni poste sul tema del fine vita dei moduli, con specifico riferimento ai seguenti punti:
- riutilizzo pannelli incentivati: ad oggi sussiste il divieto, previsto dai decreti ministeriali di incentivazione del fotovoltaico, di riutilizzo di componenti di impianti fotovoltaici quali moduli e inverter in impianti incentivati diversi da quello originario. Tale restrizione si pone in chiara controtendenza rispetto al principio di promozione del diritto al riuso che, attraverso l'aggiornamento della Strategia nazionale, dovrebbe essere più fermamente rimarcato, a tal punto da indurre il legislatore ad intervenire per modificare le disposizioni incompatibili e favorendo così un più virtuoso ciclo di recupero dei moduli ed allungamento della vita utile, sia per utilizzi “in isola” che in rete.
- contributo sistemi collettivi di smaltimento: in attuazione delle recenti disposizioni normative (DL 6 novembre 2021, n. 152), viene applicato a tutte le tipologie di moduli fotovoltaici un contributo prestabilito a copertura dei costi per la loro corretta gestione a fine vita di importo pari a quello definito da GSE, anche per i soggetti che operano nell’ambito dei sistemi collettivi di smaltimento. L’imposizione di un importo predefinito e uguale per tutti gli operatori economici comporta da un lato un livellamento della concorrenza e dall’altro disincentiva l’interesse degli operatori industriali a migliorare i processi economici/industriali/ambientali sottesi.
In sede di aggiornamento della Strategia Nazionale, sarebbe dunque opportuno tenere in considerazione tale fattispecie, al fine di definire più chiaramente principi che possano indurre, anche in questo caso, il legislatore ad intervenire per armonizzare la normativa con le linee guida che tengano conto che il “fine vita” degli impianti fotovoltaici è tecnicamente molto più lungo della “fine vita del periodo incentivato” in quanto anche con minore rendimento possono essere mantenuti in esercizio ovvero essere utilizzati per applicazioni che non richiedono elevate efficienza.
Bioenergie
La bioenergia contribuisce significativamente all’economia circolare, attraverso la valorizzazione nei cicli energetici dei rifiuti organici urbani, degli scarti e dei sottoprodotti agricoli, zootecnici e agroalimentari, dei cascami dell’industria del legno e della carta, delle colture non alimentari e delle colture in secondo raccolto. Per questo la Strategia dovrebbe indicare con maggiore enfasi il ruolo che questa fonte, rinnovabile e programmabile, può e deve giocare all’interno del mix energetico nazionale per garantire il raggiungimento dei target di decarbonizzazione al 2030. Coerentemente, sarà opportuno armonizzare le indicazioni della Strategia con il percorso di decarbonizzazione previsto dal PNIEC, in via di adeguamento ai target di decarbonizzazione del Green Deal.
Per tutelare gli asset esistenti e scongiurare una massiccia dismissione del parco installato, del tutto contraria ai principi di circolarità, sostenibilità ambientale ed economica, urgono interventi normativi, come la definizione di forme di ricavo integrative per gli impianti che hanno esaurito la vita incentivata, ovvero forme di contenimento dei costi diretti di produzione alla luce del ruolo chiave svolto in zootecnia per ridurre nitrati e fosfati, ovvero nella gestione della frazione organica dei rifiuti per ridurne le emissioni GHG.
Andrebbero inoltre previste specifiche agevolazioni per progetti – sia di nuova implementazione che di ammodernamento di asset esistenti – tesi a massimizzare il recupero energetico da scarti e residui di processi di lavorazione industriali, in ottica di stabilimento o di filiera. Incrementando l’autoconsumo di energia elettrica e calore prodotti in sito, è possibile sgravare la rete di carichi rilevanti, con ulteriori vantaggi in termini di sperimentazione di nuove tecnologie, riutilizzo di matrici oggi destinate a smaltimento, efficientamento energetico, riduzione dei rifiuti e dell’impatto legato ai trasporti in contesti manifatturieri nazionali.
Particolarmente rilevante il ruolo del biometano, in virtù della versatilità, della compatibilità con le infrastrutture di trasporto esistenti e dell’elevato valore aggiunto di questo vettore per la politica di demetanizzazione, in particolare per i settori “hard-to-abate”. L’incertezza interpretativa sull’end-of-waste ha notevolmente rallentato il suo sviluppo nel nostro Paese. Secondo il nuovo decreto legislativo di recepimento della REDII, il biometano che rispetta le caratteristiche di cui all’art. 3 del DM Mise 2/03/2018 cesserà di essere considerato rifiuto ai sensi ed agli effetti dell’art. 184-ter del D.lgs. 152/06, ma appare importante completare tale transizione topologica da rifiuto a sottoprodotto anche per il digestato. Occorre quindi recuperare il tempo perduto, puntando sulla riconversione di impianti a biogas agricolo e da FORSU e sulla realizzazione di nuove unità, assolutamente necessarie soprattutto nelle regioni centro-meridionali del Paese dove il grave deficit impiantistico impedisce ancora oggi una corretta gestione dei rifiuti. Oltre ad un adeguato setting degli incentivi e alla leva rappresentata dal PNRR, non può mancare una piena armonizzazione del livello regolatorio, della normativa primaria di livello nazionale e di quella comunitaria sui temi della produzione, certificazione, immissione in rete e valorizzazione energetica del biometano. Il suo ruolo è infatti strategico per il perseguimento di una maggiore circolarità e la Strategia deve riconoscerne la valenza, privilegiando l’utilizzo nelle applicazioni virtuose. Una grave lacuna è rappresentata, ad esempio, dal mancato inquadramento del biometano nell’ambito delle comunità dell’energia rinnovabile, che preclude a condomini od altre utenze, anche del terziario (centri sportivi, RSA, etc.), la possibilità di valorizzare a livello di comunità energetica questo vettore efficientemente per la produzione contestuale di output termici ed elettrici in unità cogenerative di piccola taglia (ad es. micro-cogeneratori di potenza inferiore a 50 kWe).
Idroelettrico
L’approccio circolare accelera la decarbonizzazione dell’economia ed è un modello che andrebbe applicato su tutta la catena del valore, dalla costruzione degli impianti con la gestione di cantieri sostenibili, al loro esercizio, fino allo smaltimento e/o riutilizzo dei componenti principali.
Negli impianti idroelettrici in particolare si potrebbe pensare di valorizzare, recuperandolo, il materiale, per la quasi totalità di natura organica, che si accumula all’interno delle griglie che stanno a monte degli impianti, sulle opere di presa (in gergo definito “sgrigliato”). Per l’intera durata di vita di un impianto idroelettrico gli operatori provvedono al recupero del materiale galleggiante che si deposita sulle griglie, contribuendo così a ripulire i corsi d’acqua da rifiuti generati da altri “a monte” ovvero da eventi alluvionali. Durante questa attività di sgrigliatura si recupera una ingente quantità di legname costituito da tronchi e ramaglie di grandi dimensioni ed altro materiale organico come fogliame. Attualmente, come avviene per i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi quali giardini, parchi e aree cimiteriali, risulta estremamente difficile qualificare tale materiale come sottoprodotto e quindi viene gestito come rifiuto. Tale gestione comporta ingenti costi sia economici che gestionali, oltre che lo smaltimento di residui di matrice organica che potrebbero in alternativa essere destinati a recupero di materia o di energia.
Al fine di valorizzare, dunque, il legname recuperato dallo sgrigliamento proveniente da attività di pulizia dei corsi di acqua la Strategia potrebbe prospettare un intervento in linea con quello proposto per gli scarti legnosi provenienti da rifiuti urbani, parchi e giardini, che dovrebbero essere utilizzati per la produzione di ammendante che possa tornare ad arricchire i suoli dei nutrienti e della sostanza organica persi, nonché, in seconda istanza, per fini energetici. A tale riguardo, una seconda frazione primaria del materiale sgrigliato è rappresentata da materiali plastici non diversamente riutilizzabili o riciclabili ma dal rilevante contenuto energetico.
Nell’ambito dell’economia circolare proponiamo quindi che gli operatori idroelettrici, anche in forme aggregate o consortili, anche per aste fluviali, possano organizzarsi per una gestione comune e tracciata di questi materiali, la loro separazione e destinazione ai diversi usi alternativi al conferimento in discarica.
In ottica di sviluppo di un’economia circolare dell’acqua, ricordiamo che l’idroelettrico è un uso non dissipativo che permette il riuso della risorsa da parte di altri utilizzatori, rivestendo dunque un ruolo di primaria importanza nel ciclo delle acque, adattandosi a configurazione ad uso plurimo integrato con reti irrigue e reti idropotabili. Suggeriamo pertanto che la Strategia menzioni espressamente tra le misure da adottare per promuovere un’economia circolare dell’acqua e al contempo il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione anche misure dedicate all’integrazione degli impianti idroelettrici all’interno di configurazione irrigue e idropotabili, nuove ed esistenti, contribuendo significativamente all’alimentazione dei consumi energetici di tali diversi usi.