Illustre Ministro,
tra le disposizioni introdotte nella bozza di Schema di decreto incentivi, desta particolare preoccupazione la forte limitazione all’accesso ai meccanismi di sostegno per gli impianti idroelettrici introdotta dall’art. 3, comma 5, lettera c). In sintesi, il nuovo Schema di decreto incentivi prevede che possano accedere alle procedure di aste e registri solo ed esclusivamente gli impianti idroelettrici aventi particolari caratteristiche costruttive, menzionate nel decreto (ovvero siano realizzati su canali artificiali o condotte esistenti senza incremento di portata derivata, utilizzino acque di restituzioni o di scarico di utenze esistenti, utilizzino salti su briglie o traverse esistenti, utilizzino Deflusso Minimo Vitale).
Tutte le altre tipologie di impianto diverse dalle precedenti non verrebbero ammesse al richiamato sistema. Tale disposizione, qualora si traducesse in norma, produrrebbe l’effetto di restringere l’accesso agli incentivi, riservandolo ai soli impianti idroelettrici dotati delle caratteristiche costruttive elencate sopra, in ragione di un’astratta e anticipata valutazione ambientale che risulterebbe favorevole per tali iniziative e di segno negativo per tutte le altre tipologie di impianti, svilendo di fatto le funzioni ambientali degli enti preposti alla valutazione delle iniziative idroelettriche. Da stime effettuate sul totale dei progetti già dotati di autorizzazione e/o concessione, risulta che oltre il 90% delle iniziative verrebbe accantonato. D’altro canto, ci sembrano criticabili le motivazioni addotte a sostegno della disposizione introdotta e riferite al precontenzioso comunitario per l’applicazione della Direttiva Quadro Acque 2000/60/CE relativa alla qualità dei corpi idrici, che ad oggi, grazie agli sforzi messi in campo da questo stesso Ministero nell’ultimo anno, dovrebbe essere, almeno per l’aspetto legato agli impianti idroelettrici, in via di risoluzione.
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