Elettricità Futura ha trasmesso al Ministro della Transizione Ecologica una lettera a firma del Presidente Agostino Re Rebaudengo per sottoporre alcuni aspetti di rilievo del recente schema di decreto per l’incentivazione della produzione di biometano e l’economia circolare.
L’Associazione, pur apprezzando la volontà di definire una disciplina integrata per la promozione e lo sviluppo del biometano che coinvolga oltre al settore dei trasporti anche altri settori, rileva alcune criticità che avranno l’effetto di limitare la diffusione del biometano e di compromettere gli investimenti già avviati dagli operatori, in molti casi anche in partenariato con la PA.
In particolare, lo schema di decreto, con le finalità di estendere i meccanismi incentivanti agli impianti di biometano che entreranno in esercizio entro il 31 dicembre 2026, introduce un sistema di sostegno da attribuire tramite procedure competitive che appare complesso e costituisce di fatto un ostacolo alla realizzazione degli impianti.
Inoltre l’utilizzazione dell’incentivazione nel campo dei trasporti risulta ancora privilegiata. Il decreto infatti introduce dei limiti di riduzione delle emissioni più stringenti per le iniziative da sviluppare nell’ambito industriale, terziario, agricolo, rispetto ai quelli previsti per i trasporti, con l’effetto di bloccare lo sviluppo degli impianti di biometano da digestione anaerobica della frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU), che garantiscono molteplici vantaggi a favore di un più efficiente servizio pubblico e sono oggi indispensabili per una corretta gestione del ciclo dei rifiuti.
Elettricità Futura chiede, pertanto, che si intervenga con urgenza sui contenuti dell’attuale schema di decreto, attraverso l’immediato avvio di un costruttivo confronto affinchè il nuovo decreto permetta effettivamente la realizzazione di impianti di biometano da FORSU ed eviti l’arretratezza e l’ennesimo blocco del settore.
Leggi il testo integrale della lettera.
Gentile Ministro Roberto Cingolani,
con la presente Elettricità Futura intende sottoporre alla Sua attenzione alcuni aspetti di rilievo del recente schema di decreto per l’incentivazione della produzione di biometano e l’economia circolare.
Pur apprezzando la volontà di definire una disciplina integrata per la promozione e lo sviluppo del biometano che coinvolga oltre al settore dei trasporti anche altri settori (industriale, agricolo, terziario e residenziale), lo schema di decreto presenta alcune criticità che avranno certamente l’effetto di limitare la diffusione del biometano e di compromettere gli investimenti già avviati dagli operatori, in molti casi anche in partenariato con la PA.
Lo schema di decreto, richiamando quanto disposto dall’emanando decreto legislativo di recepimento della direttiva 2018/2001/UE con le finalità di estendere i meccanismi incentivanti agli impianti di biometano che entreranno in esercizio entro il 31 dicembre 2026, introduce un sistema di sostegno (contributo in conto capitale e tariffa incentivante) da attribuire tramite procedure competitive. Tale sistema - del tutto inaspettato - appare complesso e costituisce di fatto un ostacolo alla realizzazione degli impianti.
Nonostante inoltre le intenzioni del decreto di estendere l’incentivazione del biometano anche ad “altri usi”, l’utilizzazione nel campo dei trasporti risulta ancora privilegiata. Il decreto infatti introduce dei limiti di riduzione delle emissioni più stringenti per le iniziative da sviluppare nell’ambito industriale, terziario, agricolo (80% di riduzione dei GHG), rispetto ai quelli previsti per i trasporti (65%).
Lo schema di decreto, in particolare, se fosse confermata la sua attuale formulazione, avrebbe l’immediato effetto di bloccare lo sviluppo degli impianti di biometano da digestione anaerobica della frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU), permettendo solo lo sviluppo di quelli che utilizzano materia di origine agricola.
Come noto, gli impianti alimentati a FORSU garantiscono molteplici vantaggi anche a favore di un più efficiente servizio pubblico e sono oggi indispensabili per una corretta gestione del ciclo dei rifiuti. Tra i benefici conseguibili si evidenziano quelli inerenti alla conversione dei rifiuti in risorse, alla riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera, al recupero di materia da trasformare in compost, alla riduzione delle tariffe di conferimento soprattutto in quelle aree del paese (centro e sud) in cui si registra un grave deficit impiantistico, con le note problematiche di gestione dei rifiuti.
Gli impianti di biometano da FORSU necessitano, per arrivare alla loro messa in esercizio, di processi di progettazione lunghi e complessi che prevedono, oltre a costi amministrativi connessi a procedure autorizzative articolate, anche tempi e costi inerenti alla partecipazione a gare pubbliche bandite dalla PA (Autorità d’Ambito, Comuni, Società Municipalizzate) ai fini della selezione del progetto e del partner privato a cui assegnare una concessione pluriennale di costruzione e gestione dell’impianto che tratterà la FORSU.
L’inattesa introduzione di nuovi meccanismi di incentivazione, più complessi nell’applicazione e del tutto insufficienti nel quantum (l’attuale prezzo del metano è circa 3 volte maggiore della valorizzazione complessiva del sostegno comprendente il contributo in conto capitale e l’incentivo), avrebbe effetti gravi su tutto il settore. In particolare:
- comprometterebbe la possibilità di proseguire nello sviluppo di tali progetti e di completare gli investimenti, bloccando anche la costruzione di impianti già avviata;
- renderebbe critico il rapporto fra le pubbliche amministrazioni e gli operatori mettendo a rischio i loro rapporti concessori e i relativi piani economici finanziari per la costruzione degli impianti;
- potrebbe innescare lunghi contenziosi tra concedenti pubblici e concessionari privati, che si vedrebbero costretti a riequilibrare i rapporti concessori a causa dei minori ricavi derivanti dal biometano (plausibilmente dovranno aumentare le tariffe di conferimento della FORSU a scapito dell’utenza).
Inoltre, gli interventi di riconversione di impianti esistenti sono limitati solo ad interventi su impianti agricoli. Ciò appare limitante soprattutto per i progetti di riconversione di impianti industriali, compresi quelli che utilizzano il biogas dalla digestione anaerobica della FORSU e il gas da discarica.
Non sfugge, per contro, che il rapporto tra il livello di incentivazione del biometano da FORSU e quello del biometano agricolo è di circa 1 a 4, inspiegabilmente e fortemente sbilanciato a favore degli impianti agricoli.
Se questo schema di decreto sarà confermato nei suoi contenuti - ma Elettricità Futura auspica e chiede che ciò non avvenga – impedirà, lo si ribadisce, la costruzione di nuovi impianti di biometano da FORSU, rendendoli economicamente insostenibili.
Elettricità Futura chiede, pertanto, che si intervenga con urgenza sui contenuti dell’attuale schema di decreto, in particolare con riguardo ad alcuni temi fondamentali che di seguito riportiamo in sintesi.
- Per non bloccare la realizzazione delle iniziative già in sviluppo è necessario che agli impianti, che alla data del 31 dicembre 2022 siano in costruzione o siano oggetto di concessioni pubbliche o altre forme di partenariato pubblico-privato, sia consentito di mantenere l’attuale regime di incentivazione di cui al DM 2 marzo 2018 oggi vigente, con l’obbligo di entrare in esercizio entro il 30 giugno 2026, prevedendo un raccordo con il nuovo meccanismo di supporto successivamente al decimo anno dall’entrata in esercizio.
- La Tariffa Premio prevista dalla bozza di decreto per gli impianti di biometano da FORSU - assegnata tramite asta competitiva e compresa tra 33 e 40 €/MWh - è del tutto insufficiente a sostenere gli investimenti necessari alla costruzione degli impianti e i relativi costi di gestione, a maggior ragione considerato che essa si applicherebbe soltanto alla produzione netta di biometano (decurtata dai consumi energetici di impianto). È necessario quindi un adeguato e consistente incremento della Tariffa Premio, orientato a rendere effettivamente sostenibile la realizzazione degli impianti biometano da FORSU.
- Anche il contributo in conto capitale pari al 20% degli investimenti non appare sufficiente, specialmente se si considera l’elevato incremento dei prezzi di materiali e apparecchiature che, negli ultimi 24 mesi, ha raggiunto il 40%. Appare inoltre irragionevolmente penalizzante per il biometano da FORSU la mancata inclusione tra le spese ammissibili degli investimenti per la chiusura del ciclo dell’organico, ossia per la fase di compostaggio.
- Gli allegati 1 e 2 dello schema di riportano le tabelle con i costi specifici di investimento massimo ammissibile e le tariffe di riferimento per gli interventi di realizzazione degli impianti. Per le riconversioni di impianti di biogas da digestione anaerobica di FORSU o di biogas da discarica non sono previsti valori inerenti ai costi specifici di investimento e alle tariffe di riferimento. L’assenza di indicazioni relative a queste tecnologie - peraltro previste anche dal decreto di recepimento della direttiva RED II – appare come una limitazione se non un impedimento alla riconversione di tali impianti.
- È pericolosamente stringente il termine di 18 mesi – decorrente dalla data di aggiudicazione degli incentivi tramite asta – che lo schema di decreto prevede come termine ultimo per l’entrata in esercizio degli impianti. Tale termine è incompatibile con i tempi medi di costruzione di un impianto di biometano da FORSU, nonché con i tempi necessari per i collaudi tecnico amministrativi, l’avvio del processo di digestione anaerobica e soprattutto la connessione alla rete di trasporto e distribuzione del gas.
In conclusione, Elettricità Futura chiede l’immediato avvio di un costruttivo confronto affinchè il nuovo decreto permetta effettivamente la realizzazione di impianti di biometano da FORSU ed eviti l’arretratezza e l’ennesimo blocco del settore.